Operatori professionali presso organizzazioni private, pubbliche, nazionali, sovranazionali e multinazionali, presso amministrazioni, enti, organizzazioni non governative, del terzo settore e imprese nell’ambito dei processi di inclusione sociale, preventivo-promozionali, organizzativi, didattico-formativi e di ricerca.
funzione in un contesto di lavoro:
Tecnico dell'aiuto nei servizi alla persona.
competenze associate alla funzione:
I laureati nei corsi di laurea della classe devono:
possedere un'adeguata conoscenza e padronanza delle discipline di base, dei metodi e delle tecniche proprie del servizio sociale;
possedere conoscenze disciplinari e metodologiche adeguatamente utili alla programmazione ed alla realizzazione di interventi integrati tra vari ambiti operativi;
possedere competenze nel campo della rilevazione e del trattamento di situazioni di disagio sociale tanto di singoli quanto di famiglie, gruppi e comunità;
possedere adeguate competenze per la comunicazione e la gestione dell'informazione, in particolare per quanto attiene ai diritti di cittadinanza e all'accompagnamento di soggetti in difficoltà;
possedere competenze e capacità di interagire con le culture, comprese quelle di genere e delle popolazioni immigrate, nella prospettiva di relazioni sociali multiculturali e multietniche;
essere in grado di attivare azioni preventive del disagio sociale, promozionali del benessere delle persone, delle famiglie, dei gruppi e delle comunità; azioni di pronto intervento sociale e di sostegno nell'accesso alle risorse e alle prestazioni;
possedere un'adeguata padronanza del metodo della ricerca sociale;
possedere capacità di operare con i gruppi e in gruppi di lavoro;
conoscere efficacemente, in forma scritta e orale, almeno una lingua dell'Unione Europea, oltre all'italiano.
sbocchi professionali:
Lo sbocco professionale previsto è quello dell'assistente sociale, figura che da oltre sessanta anni in Europa rappresenta il principale punto di riferimento per la realizzazione di politiche e servizi alla persona nel settore del welfare pubblico (Enti Locali singoli o associati, A.S.L., A.O., Ministero della Giustizia, Ministero del Lavoro, Ministero dell'Interno, INAIL etc.), nel privato sociale (associazionismo, cooperazione sociale, fondazioni, enti di ricerca, osservatori, imprese solidali), nel privato profit, come pure nella cooperazione internazionale (Organizzazioni governative e non governative) e negli organismi internazionali.
L'Ordine Regionale degli Assistenti Sociali segnala che “nel corso del 2008 il Consiglio dell'Ordine della Sardegna ha svolto una ricerca relativamente alla presenza degli assistenti sociali nei comuni della Sardegna (...) La situazione è diversificata secondo le Provincie con una presenza massima in quelle di Cagliari, Medio Campidano, e Carbonia-Iglesias, ed una presenza minima nella Provincia di Sassari dove troviamo l'assistente sociale solo in 29 comuni su 66. Tale aspetto risulta di fondamentale importanza stante la situazione regionale riportata dalle analisi dell'ISTAT che mettono in evidenza come 191 comuni della Sardegna su 377 (51%) si trovano nella condizione di ‘molto deprivati' nell'ambito dell'indagine che rileva l'indice di deprivazione materiale, il 45% all'ultimo gradino nello studio della deprivazione sociale ed il 57% degli stessi comuni appartengono alle aree di maggior bisogno socio-sanitario, essendo risultati molto svantaggiati nella ripartizione dell'indice di ripartizione svantaggiata”. L'azione dell'Ordine Regionale degli Assistenti Sociali “sarà pertanto orientata (...) a sostenere la formazione di base, specialistica e superiore”.
L'Ordine Regionale degli Assistenti Sociali prevede pertanto che “nel prossimo decennio (2010/2020) l'attuazione delle politiche sociali ed il normale turn over richiederà l'immissione nel mercato del lavoro di circa mille assistenti sociali”. Ritiene inoltre che il numero degli assistenti sociali attualmente iscritti all'Albo della Sardegna se “raffrontato alle necessità lavorative nell'ambito delle Province, Comuni, Asl e privato sociale è assolutamente insufficiente a coprire il fabbisogno del mercato del lavoro”.