Il corso si occupa essenzialmente di programmazione creativa, ovvero dell’utilizzazione dei linguaggi formali della programmazione con finalità di tipo “estetico” o come supporto ad attività di carattere progettuale.
Applicazioni di questo tipo hanno accompagnato da sempre gli sviluppi della programmazione più tradizionale e la creazione di algoritmi destinati a finalità più strettamente *produttive*.
Al margine delle vicende legate ai *pionieri* di questa disciplina, la programmazione creativa ha saputo trovare una consolidata nicchia di applicazioni legate al mondo della comunicazione a partire dal processo di convergenza dei diversi media verso un comune supporto di creazione e distribuzione digitale e dalla progressiva diffusione e miniaturizzazione dei processori e della capacità di calcolo, dall’introduzione dei primi “personal computer” nella metà degli anni 80’ fino agli scenari odierni dell’ IoT (internet of things).
obiettivi del corso
L’obiettivo principale del corso è quello di fornire una esperienza di “alfabetizzazione” nei linguaggi formali della programmazione.
Riteniamo che l’esercizio mentale richiesto dai processi di formalizzazione costituisca di per se una rilevante esperienza didattica Papert (1993), anche per coloro che non hanno una chiara intenzione di dedicarsi a questo ambito dal punto di vista delle proprie competenze professionali. Lo sviluppo di capacità analitiche e un approccio di carattere sistematico costituiscono da sempre una parte essenziale del bagaglio professionale di un progettista.
La programmazione rappresenta lo strumento per eccellenza per operare in un contesto digitale; il nostro atteggiamento nei confronti di questa attività sarà quello di rompere la naturale tendenza che porta alla progressiva specializzazione dei profili professionali, riteniamo infatti che, nel panorama attuale, competenze di questo tipo debbano essere parte del processo di formazione di un progettista e non debbano essere patrimonio esclusivo di altri profili professionali. Avvicinarsi alle logiche dei linguaggi formali dovrebbe infatti consentirci una migliore comprensione del nostro *intorno artificiale* sia per quanto riguarda la creazione di strumenti, prodotti e servizi digitali che nella sua dimensione *analogica*.
Rivendichiamo inoltre una approssimazione ludica e speculativa, non dettate solo da logiche strettamente produttive nella ricerca di una estetica e di una poetica nell’uso delle tecnologie digitali (Ordine, 2020) convinti dell’utilità dei linguaggi formali come campo di sperimentazione.