LE RISORSE GENETICHE

Collezionare e caratterizzare il germoplasma locale delle piante coltivate rappresentano fasi fondamentali per prevenirne la perdita e per consentirne l’utilizzazione e la valorizzazione sia immediata e diretta come risorse locali che in eventuali futuri programmi di ricerca e di miglioramento genetico

Infatti, già dal 2003 e poi nel 2006, hanno preso avvio due progetti di ricerca presso il Centro per la Conservazione e Valorizzazione della Biodiversità Vegetale (CBV) dell’Università degli Studi di Sassari, finanziati dalla Fondazione Banco di Sardegna (prot. n. 27/4721, 2003) e dalla Regione Autonoma della Sardegna (Legge 23.12.1999, n. 499, art. 2 - Programma Interregionale Biodiversità), i quali hanno consentito di visitare gran parte del territorio dell’Isola alla ricerca di accessioni localmente adattate, rendendo così possibile il collezionamento e la caratterizzazione di germoplasma locale sardo di diverse specie ortive.

In accordo con le indicazioni riportate dalla letteratura sull’argomento, i materiali sono stati collezionati se “l’agricoltore custode” dichiarava di averli coltivati e riprodotti personalmente per almeno trent’anni. In alcuni casi è stato dichiarato un numero di anni molto superiore, in altri casi il seme era stata ricevuto da altri agricoltori che a loro volta avevano coltivato quei materiali da tanto tempo.

Il seme originario fornito dagli agricoltori è stato destinato in parte alla conservazione nella genebank del CBV, in parte alla semina per eseguire la caratterizzazione morfo-fenotipica delle piante. I caratteri rilevati sono stati scelti sulla base dei descrittori pubblicati per ciascuna specie dall’IPGRI (International Plant Genetic Resources Institute) attualmente operante sotto il nome di Biodiversity International.

LE RISORSE GENETICHE AGRARIE

Le risorse genetiche agrarie possono essere definite come la “quota” di diversità biologica utilizzata o potenzialmente utilizzabile dall’uomo negli agroecosistemi.

Per preservarle da un inesorabile processo di erosione (i.e. riduzione e/o perdita) che da qualche decennio si sta progressivamente verificando, è necessario partire dalla consapevolezza che la loro conservazione passa attraverso la comprensione delle interazioni fra patrimonio biologico, culturale ed economico di una società.

La continua utilizzazione delle risorse genetiche locali, ne garantisce il mantenimento e di conseguenza la possibilità di inserirle in opportuni programmi il cui obiettivo sia la loro conservazione in situ (i.e. nello stesso ambiente di coltivazione). La conservazione in situ è un processo dinamico soggetto a fattori evolutivi che modellano la struttura genetica delle popolazioni. Tali cambiamenti sono spesso la risposta alle condizioni ambientali e agli attacchi di patogeni e parassiti e possono pertanto rappresentare una risposta adattativi.

Gli agricoltori che riproducono on farm (i.e. nei loro campi) la semente delle varietà locali destinata alla risemina, hanno un ruolo attivo sia nella selezione e conservazione dei materiali che nella conservazione della memoria storica delle pratiche e dei sistemi colturali. Ciò consente di mantenere le conoscenze sull’uso dei materiali, che fanno anche parte della cultura di quei luoghi.

Le comunità scientifiche impegnate nella salvaguardia delle risorse genetiche hanno spesso attuato programmi di lavoro che passano attraverso: i) il collezionamento, ii) la valutazione delle caratteristiche morfo-fenotipiche, genetiche e biochimiche, iii) la conservazione di campioni rappresentativi in banche del germoplasma e quindi ex situ (i.e. fuori dall’ambiente di coltivazione) per impedirne la scomparsa.

Le due strategie di conservazione (in situ ed ex situ) sono tra loro complementari e consentono il mantenimento del patrimonio genetico presente in un’area.

Le varietà locali (o landraces) hanno un’importanza strategica almeno su un duplice fronte: 1) l’uso e la valorizzazione locale immediata e 2) l’inserimento in un ambito internazionale delle risorse genetiche disponibili che potranno essere utilizzate nei programmi di miglioramento genetico per la costituzione di nuove varietà.

In Sardegna è ancora presente un prezioso patrimonio di agro-biodiversità, così, come ricercatrici nell’ambito della Genetica Agraria, abbiamo voluto affrontare il problema del censimento, collezionamento e caratterizzazione delle risorse genetiche di specie ortive. Vogliamo altresì essere di stimolo ad altri a cui è demandato il compito di sostenere sia la ricerca, che la tutela e la valorizzazione delle risorse locali, cercando di rafforzare nelle comunità locali sarde ‘custodi’ di tali risorse, l’orgoglio e la consapevolezza dell’importanza di conservare tale patrimonio.

RISORSE GENETICHE DI SPECIE ORTIVE DELLA SARDEGNA

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Nella cartina qui riportata è rappresentata la distribuzione geografica di 115 accessioni collezionate in 34 dei siti visitati (Ciascun cerchio arancione rappresenta un sito di collezionamento e l’area di ciascun cerchio è proporzionale al numero di accessioni collezionate, ad es. min = 1 accessione, e.g. Sassari; max = 15 accessioni, Laerru).

Il quadro che emerge dall’attività di collezionamento è evidentemente complesso: di alcune specie è stato molto difficile reperire materiali locali (e.g. patata, melanzana) mentre altre (e.g. pomodoro, cipolla, aglio) sono state trovate con maggiore frequenza. Il pomodoro è risultato essere il più frequente (24% sul totale delle accessioni) e diffuso sul territorio (17 siti su 33). Di questa specie, a volte, uno stesso agricoltore ha fornito più accessioni. Anche la cipolla e l’aglio sono risultati abbastanza frequenti (13% e 10% delle accessioni collezionate, rispettivamente). I dati della cartina comprendono anche le accessioni collezionate di bietola, cicoria, prezzemolo, ravanello e patata delle quali ancora non è stata effettuata la caratterizzazione.

Per quanto riguarda le altre specie, invece, la caratterizzazione morfo-fenotipica delle piante è riportata nelle schede descrittive assieme al nome locale fornito dall’agricoltore custode che ha fornito il seme e/o la piantina da semenzaio, il nome di quest’ultimo, insieme alla località e all’anno in cui è stata collezionata.

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RISORSE GENETICHE DI FAGIOLO COMUNE DELLA SARDEGNA

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Le attività di collezionamento e caratterizzazione hanno portato al reperimento di 115 accessioni (i.e. campioni di popolazioni locali) di fagiolo comune (Phaseolus vulgaris L.) della Sardegna, conservate sempre presso il CBV. Ogni lotto di seme proveniente da un singolo agricoltore (e da un singolo campo) è stato considerato una popolazione locale quando, in base alle informazioni fornite dagli agricoltori, tale materiale era stato coltivato da non meno di 30 anni. Nella cartina riportata è rappresentata la distribuzione geografica delle 115 accessioni totali di P. vulgaris collezionate in 37 siti diversi (ciascun cerchio rappresenta un sito di collezione e l’area di ciascun cerchio è proporzionale al numero di accessioni collezionate, ad es. min = 1 accessione, Aggius; max = 11 accessioni, Pattada). Si può immediatamente notare che la distribuzione non è uniforme; infatti le accessioni provengono prevalentemente dalla parte centro-orientale dell’Isola (Barbagia e Ogliastra); il numero di accessioni del Nord è piuttosto basso ed è risultato molto difficile reperire materiali nel Nord-Est e nel Sud dell’Isola.

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RISORSE GENETICHE DI POMODORO DELLA SARDEGNA

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In Sardegna, le varietà locali di pomodoro sono state ampiamente coltivate fino all’introduzione delle moderne cultivar. Oggi, la maggior parte di queste varietà locali sono coltivate in piccoli orti per il consumo prevalentemente privato. Negli anni è stato condotto un continuo processo di collezionamento di specie ortive nel territorio della Sardegna. Il maggior numero di accessioni collezionate sull’intero territorio regionale, dopo il fagiolo, è risultato proprio quello del pomodoro (66 accessioni), nonché le più diffuse sul territorio (17 siti, vd cartina di lato), per le quali sono state redatte delle schede descrittive.

Le diverse accessioni sono state caratterizzate a livello morfo-fenologico considerando circa 22 descrittori agronomici. Oltre alla caratterizzazione morfologica, per valutare il livello di diversità genetica, sono state effettuate delle analisi molecolari attraverso l’utilizzo di marcatori molecolari SNP (Single Nucleotide Polymorphism, polimorfismo di singoli nucleotidi) i cui risultati hanno mostrato un buon livello di diversità genetica della collezione e l’esistenza di 4 gruppi genetici. I gruppi sono contraddistinti da quattro diversi colori (verde, blu, rosso e viola). Ciascuna landrace è stata assegnata al gruppo genetico per il quale mostra una percentuale di appartenenza superiore al 70%; non vengono invece assegnate con certezza ad alcun gruppo genetico le accessioni che hanno mostrato percentuali di appartenenza inferiori al 70%, e dunque considerate admixed.

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BANCA SEMI

Un campione di seme di tutte le accessioni collezionate è stato destinato alla conservazione ex situ presso la banca del germoplasma del CBV in opportune condizioni di temperatura e umidità, per consentirne la conservazione a lungo termine.

DATA BASE

Tutti i campioni collezionati sono stati catalogati per passport data per la creazione di un database che sarà reso disponibile nel sito internet del CBV e al quale sarà associato un archivio fotografico delle specie fotografate on farm.