Il corso tratta dell’arte e dell’architettura dei secoli XV, XVI, XVII e XVIII. Qualificando questi secoli come l’epoca del primo moderno una tale strutturazione della storiografia cerca distinguere le varie secolarizzazioni come progressi della civilizzazione umana; ma dopo le raddoppiate catastrofi delle Guerre Mondiali del XX secolo questa narrazione non vale più e di conseguenza non vale ugualmente per una storiografia dell’arte, che si basa sulla convenzione di uno sviluppo stilistico lineare. Riflettendo in modo critico i lineamenti stilistici ed abituali preferiamo perciò di affrontare singoli e magistrali opere d’arte e monumenti architettonici (seguendo la cronologia) per elaborare una comprensione nel loro contesto storico-culturale. Tali sondaggi aspettano oltre il riferimento alla nostra contemporaneitá e il riflettere e la definizione della propria posizione.
Per non ritrovarsi predefinito non mettiamo nel centro sempre / solo questi capolavori e monumenti magistrali che servivano tradizionalmente alla storiografia dell’arte scegliendo invece anche alcuni meno trattati:
- Iniziamo con il cantiere gigante del Duomo di Milano gotico e moderno invece con il bizantinismo della cupola del Duomo di Firenze di Filippo Brunelleschi;
- contrastiamo le idee diverse della Trinità dell’Altare di Gand di Jan van Eyck e dell’affresco fiorentino di Masaccio;
- discutiamo l’approccio suggestivo di Alessandro Baricco alla Deposizione di Gesù di Rogier van der Weyden;
- contrastiamo i vari modi narrativi nei grandi cicli dipinti italiani e fiamminghi del tardo ‘400 e del primo ‘500;
- riflettiamo l’intenzione artistico di affascinare ed emozionare: lo “Sposalizio” di Raffaello, l’”Ultima Cena” di Leonardo e della “Pietà” romana di Michelangelo;
- confrontiamo i “Quattro Apostoli” di Dürer con la “Trasfigurazione” di Raffaello;
- discutiamo i diversi progetti architettonici per il “Nuovo San Pietro” e facciamo un’analisi del “Tempietto” di Bramante;
- trattiamo della Villa Suburbana (Poggio a Caiano, Casina di Pio IV e la Malcontenta);
- nel cuore del Manierismo europeo ci conduce l’oeuvre di Pieter Brueghel il Vecchio, di cui quadro della “Parabola dei Ciechi” verrà interpretato;
- la base del colorismo pittorico si riconosce da Tiziano, Veronese, Tintoretto ed altri della cosiddetta “Scuola Veneziana”;
- riflettiamo le riflessioni varie del “Vedere”, p.e. nell’”Autoritratto” di Parmigianino, nel ritratto dei “Legati” di Holbein e nel “Autoritratto” di Poussin, che ci offre l’occasione di trattare del ruolo delle Accademie d’Arte, di trattare del “Paragone”, dell’”Idea”, della “Querelle des anciens et des modernes”, del “Sublime” e della “Bellezza”;
- discutiamo la “Modernità” del Barocco e il suo problema di essere accusato dell’”Inganno” (“La Verità” di Gian Lorenzo Bernini);
- tematizziamo la concorrenza degli artisti alle corti europee e ai mercati borghesi (Bernini – Borromini; Rubens – Rembrandt) e i fenomeni dei nuovi generi pittorici autonomi (la pittura paesaggistica, la pittura di natura morta, le vedute;
- arriveremo finalmente ai monumenti complessivi dell’assolutismo europeo di Versailles e di Caserta per passare subito alla storia alla decadenza dell’assolutismo, all’indagine del razionalismo, alla nostalgia del “Pellegrinaggio a Citera” di Watteau, alla critica illuministica di Piranesi, di Hogarth e finalmente agli incubi di Goya per terminare il percorso con alcuni progetti realizzati e teorici e utopici degli architetti francesi detti “Rivoluzionari”.
D’inteso rinunciamo alla fila indiana degli stili e stilismi dei manuali a favore di renderci possibile vari sguardi approfonditi nella contestualità d’arte.