Antonio Farris

Antonio Farris

È venuto a mancare pochi giorni fa, dopo breve malattia, il Professor Antonio Farris, professionista molto noto in ambito sassarese e nazionale per aver rivestito, dal 2004 e fino alla pensione, il ruolo di professore ordinario di Oncologia Medica presso l’Università di Sassari, incarico che già egli svolgeva come professore associato dal 1980. 

Classe 1940, allievo del professor Salvatore Campus e del professor Alberto Pellegrini, il Prof. Farris era noto in tutta la Sardegna per sue capacità professionali, le alti doti morali e la grande umanità. Molto stimato negli ambienti universitari e assai rispettato dalla foltissima schiera di giovani medici che lo hanno avuto come docente, si era distinto nel campo della ricerca, avendo firmato più di 500 pubblicazioni su innumerevoli riviste italiane e straniere, in particolare sui tumori alla mammella, al polmone e all’apparato gastroenterico. 

Già alla fine degli anni Settanta il Prof. Farris aveva organizzato la prima struttura oncologica del Nord Sardegna con i trattamenti chemioterapici effettuati in regime di day hospital. "Perché il paziente malato di tumore", diceva ai suoi allievi, "non deve essere costretto a prendere un aereo per curarsi lontano dalla Sardegna; deve avere la possibilità di ricevere i trattamenti vicino alla propria casa e ai propri cari, con la prospettiva rassicurante di poter tornare a dormire nel proprio letto, e non in una camera d’albergo, a ciclo terminato".

Per anni, anche dopo essere andato in pensione, è stato inoltre presidente della sezione provinciale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT).

È stato un uomo di cultura e un profondo conoscitore della storia di Sassari, città che amava. Medico all’antica, uomo buono, ha formato due generazioni di medici e di oncologi. Nei giorni immediatamente successivi alla sua improvvisa scomparsa avvenuta domenica 15 settembre, innumerevoli sono stati i messaggi di cordoglio arrivati alla famiglia. Medici e infermieri, ex allievi e specializzandi lo hanno salutato così: “Sit tibi terra levis, Prof”.

Ti sia lieve la terra, Prof.