Rete nazionale del Public Engagement: evento a Napoli 12 Noviembre 2025 Possono le università e gli enti di ricerca esistere senza collaborare con la società che li circonda? E se la capacità di dialogare, co-progettare e restituire valore al territorio fosse la missione per eccellenza del loro futuro? Queste sono le domande cruciali emerse durante l’incontro annuale di APEnet, questioni che ribaltano le gerarchie tradizionali e pongono il Public Engagement non più come un’attività accessoria, ma come la condizione stessa per una nuova fase di rilevanza degli atenei. Nella splendida cornice dell’Università Federico II di Napoli, il 6 e 7 novembre 2025 si è svolta la settima edizione dell’evento della Rete italiana che conta circa 60 tra Atenei ed Enti di Ricerca intitolato: “Destinazione Public Engagement" ha riunito i vertici istituzionali del sistema accademico e della ricerca in Italia. La giornata inaugurale ha ospitato un confronto di alto profilo tra CRUI, ANVUR e rappresentanti del mondo universitario e della ricerca, che ha sancito il passaggio da una fase di riflessione teorica alla costruzione condivisa di politiche e strumenti concreti.In apertura Matteo Lorito, Rettore della Federico II che ha fatto gli onori di casa, ha sostenuto che il Public Engagement rappresenta sempre più “una finestra sul futuro delle università”. Un futuro che, ha aggiunto, oltre a produrre cervelli e competenze, deve essere promotore di sviluppo del territorio, spiegando che già oggi il sistema universitario campano ha un impatto di 2,1 miliardi di euro nella sola città di Napoli. Insomma, il Public Engagement non è più la “terza” missione in ordine di importanza, ma un pilastro fondante, un elemento osmotico che deve permeare didattica e ricerca. Come ha sottolineato Pier Andrea Serra, Presidente di APEnet nonché Prorettore alla Terza Missione dell'Ateneo di Sassari, le università e gli enti di ricerca sono chiamati a esercitare una profonda accountability sociale, in cui la missione ultima è la restituzione di valore alla collettività.«Significa - secondo il Presidente Serra - superare la divulgazione per abbracciare un approccio di co-creazione e un dialogo bidirezionale, comune a tutte le discipline, in cui l’ascolto delle comunità diventa la chiave per generare un impatto reale sulla qualità della vita delle persone. Il nostro obiettivo è dare voce ai pubblici costruendo un legame duraturo e significativo».Un cambio di paradigma che richiede un ascolto empatico delle comunità, per far sì che la ricerca possa concretamente migliorare la qualità della vita delle persone. A dare un’anima a questa visione è stata la testimonianza di Claudio Pettinari, già Rettore dell’Università di Camerino, che ha raccontato la drammatica esperienza del sisma del 2016, descrivendo un ateneo che si è trasformato in un “presidio di speranza”, la cui missione non era ricostruire solo edifici, ma soprattutto legami sociali. Non solo ricostruzione materiale, ma rigenerazione sociale; l’università, ha spiegato, non “entra in contatto” con la società, ma “è parte della società”. La chiave di volta è nel rapporto di reciprocità e ascolto autentico, dove la ricerca e la comunità camminano insieme, consapevoli che il fallimento di questo dialogo significherebbe il fallimento di entrambi.Queste parole hanno trovato una sponda istituzionale e una roadmap operativa nell’intervento di Stefano Corgnati, Rettore del Politecnico di Torino e delegato della CRUI al Trasferimento Tecnologico, Terza Missione, Musei e Sport. Il suo messaggio ha annunciato la disponibilità a riconoscere l’impegno nel Public Engagement “nei percorsi di carriera” di docenti e ricercatori. Si tratta, ha evidenziato, di una richiesta che arriva con forza soprattutto dai giovani, che investono tempo e passione in queste attività e ne chiedono la giusta valorizzazione. Questa spinta da parte di una nuova generazione di accademici sottolinea l'urgenza di integrare fin da subito gli studenti, come auspicato da Serra, in una missione di cui saranno i futuri protagonisti. Corgnati propone a nome della CRUI di “aprire un tavolo di dialogo costante su questi temi con APEnet”. Un’offerta che rappresenta un passo decisivo per tradurre i principi condivisi in regolamenti operativi, trasformando il valore percepito in un valore riconosciuto e premiato.Antonio Felice Uricchio, Presidente dell’ANVUR, è intervenuto sottolineando il tema della valutazione. L'università, secondo le sue parole, non guarda alla Terza Missione e al Public Engagement in funzione della quota premiale VQR, ma svolge questo compito perché percepisce appieno la propria funzione e la propria responsabilità sociale: senza questa proiezione sui territori, l'università perderebbe senso.Durante l’incontro è emerso il ruolo sempre più rilevante degli enti pubblici di ricerca all’interno della rete APEnet. La loro ampia diffusione sul territorio nazionale, con sedi, laboratori e osservatori presenti in numerose città, rappresenta un valore strategico per la costruzione di un Public Engagement autentico e partecipato. Questa capillarità consente di raggiungere pubblici diversi e di attivare relazioni dirette con scuole, associazioni, istituzioni culturali e comunità locali, rafforzando il legame tra ricerca e società. La partecipazione di tali enti non solo amplia l’impatto delle iniziative, ma contribuisce a rendere APEnet una rete realmente rappresentativa dell’intero sistema della conoscenza pubblica. L’auspicio condiviso è che un numero sempre maggiore di enti di ricerca scelga di aderire, consolidando un’alleanza che valorizzi il ruolo della ricerca pubblica come motore di dialogo, inclusione e innovazione sociale.Nella seconda giornata dell’evento i progetti finanziati dal PNRR sono stati presentati come laboratori reali dove le pratiche di Public Engagement sono state messe alla prova su larga scala. Queste esperienze hanno dimostrato in modo inequivocabile il ruolo cruciale del PE nel connettere ricerca, innovazione e bisogni concreti della comunità, agendo come un potente catalizzatore per la costruzione di fiducia.Le analisi dei casi studio dei progetti MUSA, Restart ed EcosistER, attraverso le testimonianze di Elisabetta Biffi, Adele Del Bello e Marco Bresadola, hanno messo in luce un quadro complesso. Da un lato, il Public Engagement si è rivelato uno strumento potente. L'esperienza di MUSA, ad esempio, ha dimostrato come la bidirezionalità del processo possa portare le iniziative di PE a diventare esse stesse «oggetto di studio per i ricercatori», modificando le agende della ricerca. D'altro canto, queste esperienze hanno messo a nudo la fragilità di questo approccio. La fiducia, «faticosamente costruita» attraverso la co-progettazione, rischia di essere erosa a causa del disallineamento strutturale tra i tempi lunghi richiesti dal PE e i cicli di finanziamento a breve termine imposti dai progetti. Questo, unito a un pesante carico burocratico che complica la gestione delle relazioni con partner non accademici, mina la sostenibilità delle iniziative. Le sfide emerse dal PNRR hanno così reso evidente l'urgenza delle riforme istituzionali discusse nella prima sessione.La due giorni organizzata da APEnet si è conclusa con la convinzione di poter aprire la stagione del consolidamento, una fase resa concreta dall'impegno della CRUI a istituire un tavolo di dialogo permanente con APEnet per tradurre i principi condivisi in regolamenti e pratiche operative, garantendo sostenibilità e riconoscimento a un impegno non più delegabile. Associazione APEnetAPEnet è La “Rete italiana degli Atenei ed Enti di Ricerca per il Public Engagement – APEnet”. Attiva dal 2018 si è costituita in Associazione nel 2022 per consolidare e rendere visibile il ruolo del Public Engagement in Italia.Il Public Engagement è un insieme di valori e azioni istituzionali di Università ed Enti di Ricerca con l’obiettivo di generare crescita sociale, culturale ed economica, in collaborazione con tutti gli attori sociali. Un processo dinamico di interazione che porta al progressivo superamento della distanza tra ricerca e società per alimentare nuove sfide, che tengano conto delle identità territoriali e sappiano riconoscere l’apporto dei differenti protagonisti che in essi operano amplificandone l’impatto.APEnet è uno spazio di confronto, studio e progettazione di strumenti e di azioni, di condivisione e potenziamento delle conoscenze e delle competenze necessarie per promuovere l’importante cambiamento culturale che vede oggi le Università e gli Enti di Ricerca protagonisti per una “crescita inclusiva” del Paese attraverso l’ascolto, il dialogo e la collaborazione con la società.