Pubblicazione dell'Università di Sassari sulla rivista Nature Reviews Methods Primers 18 desembre 2025 La polimerizzazione frontale, utile per la fabbricazione di numerosi oggetti di uso comune, si conferma una tecnologia di grande interesse per lo sviluppo di materiali polimerici avanzati, grazie alla rapidità dei processi e all’elevata efficienza energetica. A fare il punto su questa tecnica innovativa è Alberto Mariani, docente dell’Università di Sassari, autore dell’articolo scientifico “Frontal polymerization for rapid low-energy synthesis”, pubblicato sulla rivista internazionale Nature Reviews Methods Primers.La polimerizzazione frontale consente di trasformare monomeri, piccole molecole semplici, in polimeri, ossia lunghe catene molecolari con proprietà completamente nuove. Un monomero può essere paragonato a una singola perlina: solo quando molte perline vengono unite tra loro si ottiene una collana. Allo stesso modo, monomeri come l’etilene o gli acrilati, una volta legati tra loro, danno origine a polimeri come il polietilene o le resine acriliche, ampiamente utilizzati nella vita quotidiana e nell’industria.I polimeri sono infatti presenti in numerosi oggetti di uso comune: le lenti a contatto morbide, gli elastici, le vernici che induriscono dopo l’applicazione, le spugne sintetiche o la gomma delle matite. Anche in natura esistono polimeri fondamentali, come la cellulosa, che costituisce carta e legno, o il DNA, la lunga catena molecolare che contiene le informazioni genetiche.Un contributo fondamentale allo sviluppo della polimerizzazione frontale è rappresentato dalla Frontal Ring Opening Metathesis Polymerization (FROMP), variante messa a punto da Mariani e riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale come strumento chiave per la progettazione di materiali avanzati. La tecnica è stata applicata alla realizzazione di materiali intelligenti, nanocompositi – inclusi quelli a base di grafene – materiali autoriparanti e soluzioni innovative per la stampa 3D. Inoltre, qualche anno fa la NASA l’ha sperimentata sulla Stazione Spaziale Internazionale.Nelle applicazioni tecnologiche più avanzate, lo stesso principio consente di progettare materiali ad alte prestazioni, come i compositi polimerici rinforzati con fibre di carbonio utilizzati nei telai delle auto di Formula 1, leggeri ma estremamente resistenti, o materiali destinati all’aerospazio, alla medicina rigenerativa, all’elettronica e a resine a indurimento rapido.«La polimerizzazione frontale permette di ottenere materiali avanzati in tempi estremamente rapidi e con un consumo energetico minimo», sottolinea Alberto Mariani. «Il crescente interesse della comunità scientifica internazionale dimostra come questa tecnica possa offrire soluzioni concrete per processi produttivi più sostenibili ed efficienti».L’articolo pubblicato su Nature Reviews Methods Primers rappresenta un importante riconoscimento del ruolo svolto dalla ricerca dell’Università di Sassari nel panorama scientifico internazionale.